Giardini di Mirò. L’intervista.

schiaffoni
7 min readFeb 7, 2022

Io: Comprare e ascoltare un nuovo disco dei Giardini di Mirò, oggi, mi riporta indietro nel tempo, in quello che io chiamo “il mio periodo bolognese”. Tant’è che, dopo aver ascoltato Del Tutto Illusorio, mi sono riascoltato i vecchi lavori degli Xiu Xiu e degli Yo La Tengo, poi ho fatto un breve escursus ascoltanto Rock Action dei Mogwai (tutte cose che lego al mio periodo bolognese). Secondo me è una cosa molto bella che dopo tutti questi anni continuiate a suonare e fare dischi. Cosa vi spinge a farlo? La risposta probabilmente la so, credo che sia lo stesso che spinge anche me.

GdM: Guarda, non c’è una risposta precisa. Credo che ognuno di noi abbia delle motivazioni personali diverse che continuano però a tenerci legati. Ogni defezione dal gruppo originale, e dalle integrazioni storiche, è un vuoto che rimane. Credo che tutto sommato continuiamo a suonare perché ci piace ed è la motivazione principale. Sicuramente c’è un legame d’amicizia molto forte che nonostante le differenze e percorsi di vita diversi ci lega ancora. Poi c’è ancora quella sfida nel creare qualcosa che lasci il tempo, che rimanga dopo di noi… ma su questo preferisco fermarmi.

Io: Ho ascoltato il disco, che mi era appena arrivato per posta, come sottofondo mentre preparavo il pranzo (tra l’altro ho rispolverato il giradischi che ormai usavo come mensola per appoggiare i libri da leggere). Mi è tornata alla mente la chiacchierata fatta con Sleeping Tree sulla fruizione contestualizzata della musica. Ripensavo al vostro album Il Fuoco che avevo ascoltato e non mi era piaciuto (forse giace inascoltato nel mio Gnedby dell’Ikea da più di 10 anni) e mi è partito subito il parallelismo con l’album Lone Survivor degli Explosion in the Sky che ascoltato da solo è una mattonata mentre si sposa perfettamente come colonna sonora del film (che ho visto solo di recente). Avete avuto anche voi questa impressione riferito a quell’album oppure è solo una mia paturnia?

GdM: Per noi Il Fuoco è stata un’esperienza totalizzante. Amo quel disco e quel lavoro di scrittura fatto in pochissimo tempo e davvero con un grandissimo furore artistico. Rimpiango ancora la sburla che avevamo nel trovare un nuovo set up e modo di suonare per realizzare quel lavoro. Devo dirti che quel disco per quanto mi riguarda rappresenta uno dei nostri lavori migliori ed in cui mi riconosco di più.

Io: Avete, in futuro, in cantiere dei live? Non si può tralasciare il discorso live in questo periodo anche se si sono già dette un fiume di parole. I Mogwai che hanno posticipato le date, Cosmo che ha annullato una parte del tour, il mio circolo Arci preferito (circolo Arci Artigiana di Fano) che ormai è fermo coi live dall’estate scorsa. Ma a parte il discorso legato alla crisi dei locali nessuno parla della crisi legata ai fruitori dei concerti dal vivo, che insieme a Christian Terzoni credo di essere uno dei frequentatori più assidui della zona. Ho preso coscienza del fatto che praticamente uscivo di casa per andare ai concerti in zona e per andare in montagna.

GdM: Anche prima dei vari lockdown andavo a pochissimi concerti. In quel caso il fuoco del live mi si è spento. Cerco solo di non perdermi le date che ritengo fondamentali. Questo si lega anche al fatto che non trovo più molti dischi nuovi e relativi live che mi facciano fare nottata e venir voglia di uscire di casa. Poi sto invecchiando e trovo anche altri interessi che pretendono il mio tempo libero. Tutto questo per dire che non sono sul pezzo e non posso darti una risposta precisa sul tema live. Penso che ci sia sempre più spesso la voglia dell’evento, dei grandi concerti, degli artisti di cui si parla. Però, boh, io amavo andare all’Acquaragia o posti del genere a vedere band che pure oggi sarebbero considerate minori o di nicchia. Detto questo, abbiamo in mente qualche live. Poche cose fatte bene, l’estate sarà affollata e non so quanti spazi ci saranno per un gruppo di babbioni che suonano musica strumentale.

Io: Guardando la copertina del nuovo disco la prima cosa che mi viene in mente è la bicicletta. Sia per il rimando al video di How to be a Werewolf dei Mogwai e sia perché credo di aver percorso quella galleria qualche estate fa in bici. Siete tutti simpatizzanti della bicicletta oppure solo tu? Seguo i tuoi percorsi su Komoot e un mio amico ciclista mi ha pure invidiato la maglietta del team ciclistico dei Giardini di Mirò.

Ci sono solo due amanti della bicicletta nel gruppo. Io e manu, i due Reverberi della band. Dalla domanda vedo che hai riconosciuto la galleria e ci sei passato in bici, è un classico per ciclisti e cicloturisti. Personalmente sono sempre stato un appassionato della bici, sia come spettatore delle classiche del nord e dei grandi tour. Andavo a vedere alcuni arrivi con mio padre e mio nonno. Conservo come una reliquia una borraccia datami da Gianni Bugno ad un arrivo del Giro d’Italia a Fornovo Taro nei primi 90. C’è stato un periodo in cui ho mollato completamente l’attività ciclistica sportiva. I primi 10 anni in cui mi sono spostato dalla provincia alla città ho completamente smesso di pedalare per divertimento ed ho utilizzato le due ruote solo come mezzo di trasporto. Pensa che avevo appeno preso una bici usata e dismessa da una squadra corse professionistica, quella che oggi è la Bardiani del mio compaesano Bruno Reverberi. Comunque poco prima dei 40 mi è tornata la mania, ora conosco nuovamente tutti i corridori ed il calendario ciclistico ufficiale. Sono diventato fan del ciclocross e dei viaggi in bicicletta e forse pedalo più ora rispetto a quando avevo 25 anni.

Io: Parlando dell’ultimo disco mi sembra ci sia stato un ritorno al post-rock gold era, ovvero che a livello compositivo e di suoni ricordi un po’ le vostre prime cose, sembra ci sia stata una involuzione. Faccio sempre paragoni coi Mogwai in cui, se ascolti tutta la discografia in ordine si sente sempre un certo cambiamento e sperimentazioni verso una ricerca dell’innovazione (prendi Rave Tapes che a tutti ha fatto schifo ma a me piace e anche ai brani cantati che trascendono i Mogwai “classici” verso la forma canzone canonica). Per esempio a me è piaciuto molto di più Different Times rispetto al vostro ultimo (anche se il mio preferito rimane Punk… Not Diet!)(che poi, giusto per continuare con l’aneddotica autocelebrativa di cui, probabilmente, non interessa niente a nessuno, mi sono riascoltato Different Times proprio ieri sera tornando a piedi dalla pizzeria, passando per la ciclabile che porta a casa mia. E’ un percorso totalmente al buio e ieri sera era terso e si vedeva chiaramente Orione, e in quel contesto i primi pezzi erano perfetti).

GdM: Punk è nato quasi per caso e sinceramente ci eravamo già rotti il cazzo del post rock. Quando dico nato per caso è perché i brani sono stati scritti quasi tutti come strumentali e pensati in quel modo. Molti li avevamo già suonati live in un tour in Germania senza usare la voce. Poi il caso ha voluto che in studio mettessimo la voce su praticamente tutti i pezzi. Avevamo molta fiducia in noi stessi e non dovevamo dimostrare nulla a nessuno. Anzi alcune critiche ricevute rispetto all’aver inserito due pezzi cantati nel primo album, a differenza dei primi due ep strumentali, ci hanno spinto nella direzione opposta. Questo pezzone, tra di noi lo chiamiamo così, è arrivato proprio con la volontà precisa di fare un pezzo strumentale. Non abbiamo forse così fiducia nella nostra voce e non abbiamo più molta voglia di cantare. Non è sempre possibile avere ospiti alla voce per le date. Poi c’è un aspetto non secondario: dal vivo i pezzi strumentali ci vengono meglio, abbiamo un tiro maggiore e ci divertiamo di più. Questo è il perché di Del Tutto Illusorio.

Io: Tornando a parlare del passato come dei vecchi al bar, ricordo un articolo uscito su Rumore (forse tipo 20 anni fa o giù di lì) che creava una fantomatica sfida tra voi e Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo. C’è davvero stata questa sfida o era semplicemente una trovata triste per un titolo di un articolo? Come è evoluta questa fantomatica sfida? Tra l’altro ricordo che il disco di Gatto Ciliegia mi aveva lasciato molto indifferente (e ho appena scoperto su
wikipedia che sono ancora in attività).

GdM: Nessuna sfida con i Gatto, anzi abbiamo sempre avuto ottimi rapporti. In una delle prime date fuori da Reggio, quando nessuno ci conosceva, ci ospitarano per la notte i ragazzi dei Gatto iliegia. Quindi, solo rispetto per i ragazzi che come noi non ci hanno mollato ed anzi hanno avuto ottimi riscontri con la musica per il cinema.

Io: Introducendo la finzione giornalistica delle sfida, e tornando sempre indietro nel tempo in cui i Marlene Kuntz erano definiti dalla stampa “i Sonic Youth italiani”, voi vi sentite i “Mogwai italiani”?

GdM: Ci definivano i Mogwai italiani e la cosa non mi è mai particolarmente pesata. Anzi ci ha molto aiutato questa cosa nel trovare un primo seguito sia in Italia che all’estero. Secondo me però, se si ascolta la nostra musica con attenzione le differenze con gli scozzesi sono tantissime. Siamo due gruppi diversi pur avendo idee comuni sulla musica. C’è da dire che i nostri primi ep escono nello stesso periodo del primo dei Mogwai, veniamo da un percorso e influenze musicali simili. Ammetto anche senza problemi che sono stati un gruppo riferimento per noi, non solo per il suono ma per l’attitudine.

Io: Non leggo quasi ma riviste (non solo musicali, ma riviste in generale, mi arriva sempre il giornaletto del C.A.I. ma guardo solo le figure) però mi piace leggere la pagina relativa alle recensioni dei dischi nel giornaletto della coop. Quando fanno le interviste chiedono sempre, all’intervistato, di segnalare un disco, un libro e un film recenti che gli sono piaciuto. Vorrei fare la stessa cosa con voi.

GdM: posso rispondere solo per me.
disco: Odd NosdamHome/wasted on a waterbed.
libro: John Harrison — Riaffiorano le terre inabissate
film: Shiva Baby o E’stata la mano di dio.

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schiaffoni

Mi diverto a disquisire intervistando gruppi musicali vari.